Pagina (37/188)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Guai a chi scherzasse con odio siffatto: e' farebbe meglio a mettere il dito fra la incudine e il martello. Pel popolo è qualche cosa il sangue de' padri, qualche cosa il sangue de' figli, nè egli tufferà mai la penna in codesto sangue per segnare un trattato di alleanza con la gente scellerata che in tanta copia e con tanta ferocia lo versò."(8)
      Mi manca il tempo, non mi consente lo spazio, di produrre ulteriori comprove ed allegazioni ed esempli; ma dal fin quì detto parmi esuberantemente chiarito che Garibaldi voleva, come noi tutti vogliamo, posto termine ad un'insana politica, ch'è austrica, è tedesca fin che vuolsi, ma italiana non mai.
      S'appartiene ora a noi, Romani del rinascimento, di non patir più oltre una vergogna quale non avrieno tollerata davvero i Romani della decadenza!
     
     
     
     
      II°.
     
      Guerra delle Nazionalità
      oGuerra Sacra
     
      L'idea di fermare un vincolo federativo perpetuo fra' popoli di medesima stirpe, onde addivenire alla comune tutela e all'affratellamento dell'umana famiglia, non è cosa nuova per certo, avendo essa accarezzato la mente de' più insigni pensatori, filosofi e filantropi.
      Non sia dunque alcuno che prenda ammirazione se una tanta idea anche a Giuseppe Garibaldi sorrise: da ch'egli tiene per costante che se v'è famiglia quaggiù cui una federazion perfetta possa e debba tornare necessaria e proficua - vuoi per la sicurtà del territorio attuale, vuoi per la rivendicazione di quello usurpato - ell'è al postutto lafamiglia Romana, cui egli agogna militante in prima fila pel gran principio dell'unificazione nazionale, pronubo di quella universale.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





Garibaldi Romani Romani Nazionalità Sacra Giuseppe Garibaldi Romana