Ma siccome sottosopra lo stato attuale non è che una sosta, una preparazione ad una delle più formidabili conflagrazioni ch'abbiano tramutato mai la faccia dell'Europa, - siccome insomma quella guerra è giusta ch'è necessaria; - urge che una guerra sì fatta la sia indirizzata al meglio, al bene; che se ne faccia un elemento di pace perpetua, risolvendo vittoriosamente la lunga tratta de' problemi insoluti. Dacchè il genio del secolo che muore, il genio dell'imminente che nasce vogliono affermazione, reintegrazione d'ogni nazionalità conculcata. Epperò io presento che il secolo XX° sarà pe' Romani, sarà per li Slavi il secolo d'oro della libertà, della civiltà, ma sopratutto della Nazionalità, ch'è l'esigenza presentissima de' tempi moderni.
Ed io avendo piena fede che la voce vibrante di questo gran morto ecciterà molti vivi, fiducioso riferisco la sue calde parole, certissimo che, per tarde ch'esse sopraggiungano, saranno a tempo pur sempre a contrastare agli obbrobriosi patti ed alle vergogne presenti. E verranno oppugnate solo da que' cotali, che a farsi perdonar le colpe vecchie, non pensano che ad accumularne delle nuove.
Ecco perchè non mi paiono fuori di proposito codeste sue frasi staccate, ove le sue intenzioni resultano luminosissime, nè ci ha luogo a perplessità od ambiguità di sorta nell'interpretarle:
- "La vostra pace in sostanza risulta un vero e proprio flagello, essendo pace armata infino a' denti."
- "È da preporsi d'altronde una guerra utile, ad una pace armata sempre infida, perigliosa, intolleranda per le infinite gravezze che la si tira dietro.
| |
Europa Romani Slavi Nazionalità Dacchè
|