Si sa, si ricorda, si sente che l'inimico è a greco-levante (nord-est); ch'esso siede a Berlino come a Vienna, ove cova minaccie, e calamità spaventose in pregiudizio di noi tutti."
- "O non fu all'indomani de' lacrimevoli disastri di Francia, nel 1815, che Prussia ed Austria riebbero non pure gli antichi usurpati possessi, ma vennero impinguate co' territorî tolti alla Francia stessa ed all'Italia? E tutto ciò non basta a sincerare chi che sia, come l'inimico comune è costantemente uno solo, e le vittime prese di mira dal teutono le famiglie romane? E codeste famìglie le si dilacererebbero oggi fra loro per dare materia di riso all'inimico tedesco compatto?"
- "Veggo i perpetui nemici nostri esser mai sempre i nemici di Francia: veggo che le vittorie di codesta nazione influirono quasi del continuo e in maniera benefica sull'Italia nostra, laddove i nostri successi ebbero non di rado un contraccolpo felice in Francia. E valgami in prova il risveglio di Balilla in Genova, quando il popolo della generosa città catturava li austriaci cannoni destinati all'assedio di Marsilia. Veggo d'altra parte che infino ai nomi di quelle stesse città tedesche funeste a Francia, lo furono del pari all'Italia nostra. Su di che vo' pur allegare Francoforte, fatale pel trattato che atterrava la Francia: fatale a noi per aver proclamato terre tedesche Trento, Trieste e l'Istria italianissime sempre(9)."
Frutto delle enunciate premesse, gli sgorga dall'animo quest'aforisma incontestabile quant'esso è più a' giorni nostri opportuno: "Qual forza umana può dissipare oggimai, nella Francia del paro che in Italia, il senso odioso annesso da tanti secoli ne' due paesi alla parola tedesco?
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