Su di che non potrebbe pronunziarsi più esplicito:
- "In una guerra mossa in nome della Nazionalità e per sostenerne il sacrosanto principio, è inevitabile ch'Austria e Prussia vi rovinino sotto. Ed esse l'hanno presentito, ed esse sonosi accozzate, anzi compenetrate ed immedesimate. E bene stà, anzi saria maraviglia se così non fosse intervenuto, avendo ambe li stessi pericoli a temere, li stessi conti da rendere, li stessi nemici a combattere. Ecco perchè resulterebbe inconcepibile e stolta la disunione, la scissura nostra con Francia."
- "Austria e Prussia preveggono imminente un severo rendimento di conti colle differenti nazioni Slave, Romane e Scandinave. Ecco il segreto di loro intimo congiungimento."
Detto che questa grande federazione tra' Romani non richiede fusione altra che degli animi: che noi avremo con queste migliori alleanze avvenire e fortuna migliori, ispirato e con retto giudizio egli prorompe: "Dal Reno al Danubio - dall'Alpi Giulie a' Carpazi - dall'Alpi Dinariche all'Alpi Transilvane - non crescono al giogo le stirpi di Roma(11)."
Ricorda poi, con emozione sempre più accentuata, in quanta concordia ed amore vivano all'estero Italiani e Francesi fraternizzanti, e più dettagliatamente specificando, egli nota:
Quello che valga l'opera concorde di Francesi e Italiani, vedetelo sur un terreno neutro, ad esempio in Egitto, ove li uni e li altri dandosi unanimi la destra, tanta hanno promosso civiltà nell'arti, nell'industrie, nelle scienze: fondando città, rizzando cantieri, costruendo opifici.
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