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      - "Col trattato di Praga del 1866, l'Austria ha cessato d'essere quel ch'essa non fu mai se non se di nome, cioè potenza germanica. Non però essa è diventata ciò che più ambiva d'essere - e che ella Prussia più premeva che fosse - vo' dire potenza Slava. Così è cessato un lungo, troppo perdurato equivoco politico, ma per dar luogo ad un altro secondo, ch'oggimai non inganna più alcuno, ed affretterà anzi la sua caduta, mal potendo la Russia tollerare oltre più quel falso concorrente, suscitatore di nazionalità negativa, nonchè di mortali illusioni e di fallaci speranze ne' popoli Slavi."
      - "Due aquile - e per di più aquile bicipiti entrambe(12) - mal ponno tenere l'istesso cammino e poggiare a una comune altissima mèta sovra un istesso orizzonte politico. Ora saria stoltezza manifesta il non prevedere quale fra le due aquile sarà per risultare alla perfine vincente."
      - "O dove furono al mondo due stati fra' quali preponderassero più larghe cagioni di rancore e di sdegno, come fra Russia ed Austria?"
      - "Gli Slavi, al paro d'ogni gran popolo di grande avvenire, non vogliono essere nè divisi fra loro, nè divisibili mai per le insidiose promesse dell'Austria - che fa balenare sotto i loro occhi un'aurora boreale di Nazionalità; - bensì congiunti in federazione fraterna tra loro e con noi."
      - "E la pavida e imbelle diplomazia anglo-tedesca che conosce e paventa la coesione della grande famiglia Slava, nonchè la forza della Russia, capostipite di quella famiglia, ha pur testè voluto attribuire all'Austria, - e in detrimento del principio nazionale slavo - oltre che la Bosnia e l'Erzegovina slave - anche quella lunga striscia di territorio prolungantesi fino a Novi-bazar, la quale in sostanza altro non è se non se un cuneo insidioso gittato fra la Serbia e il Montenegro, che scinde i due giovani stati slavi - un pugnale austriaco immerso nelle carni vive degli Iugo-Slavi - la colonna miliare che insegna e addita all'Austria la tanto agognata Salonicco.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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