Ma non perciò gli antichissimi geografi e storici, Strabone, Pomponio Mela ed altri parecchi, si stettero mai dal proclamare concordi: essere il Reno il vero limite naturale tra Germania e Francia.
Bensì quel Tiberio in ispecie pare ch'avesse la stolta pretesa di creare confini politici ideali, arbitrarî, ipotetici. N'è riprova in sull'Alpi Marittime, a Turbìa, il trofeo da lui eretto ad Augusto l'anno 13° di Cristo, nel quale di suo capo ei fe' scrivere: Fin quì l'Italia: al di là poi la Francia (huc usque Italia... ab hinc Gallia) - Confine autoritario affatto, nè mai riconosciuto legittimo, vuoi da' popoli interessati, o da' geografi, nè dagli etnografi de' tempi antichi e dell'evo moderno.
Autorizzati così a passare il Reno, - in prosieguo popoli altri infiniti di razza germanica invadevano la regione gallica, fermandovi sede, grado a grado chiamati da' loro consanguinei, ed aiutati dalle interne divisioni del regno di Francia, od inframmessivi più tardi dall'invida gelosia delle potenze germaniche.
Nè però la sinistra riva del Reno, come che linguisticamente tedesca, fu considerata mai politicamente quale un'appendice della Germania. Esplicita in proposito l'opinione d'ogni storico e geografo. A noi basti allegare il Petrarca che così definisce i popoli compresi entro l'ambito di Francia:
Chiunque alberga tra Garonna e 'l'monteE tra il Rodano e 'l Reno e l'onde salse.
L'avviso di Garibaldi sull'importante proposito è corroborato dall'infrascritta sua sentenza notabile:
- "Che una malintesa e peggio applicata etnografia non venga ad alterare la configurazione politica che natura largiva alle nazioni.
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