Deh non isventoli più oltre sugli spalti d'Italia nostra quell'abbominata bandiera della febbre gialla e del vomito negro!
Con queste parole Giuseppe Garibaldi propugna il riscatto de' sacri confini d'Italia, rivendicata "dal Varo al monte Dinara - dall'Alpi Marittime all'Alpi Dinariche." Con queste parole egli propugna l'emancipazione dell'Adriatico nostro, "- lago romano un giorno, - lago Veneto ieri, - ma pur troppo lago austriaco oggi."
Ciò perchè "la testa, il cuore e la chiave dell'Adriatico sono Venezia, Trieste, e l'Istria. Ora chi comanda in codesti tre punti è padrone assoluto di tutto quanto quel mare."
E così rinforza il suo dire:
Come due spade non ponno esser contenute nell'istessa guaina, così un mare, italiano da entrambe le sponde, non può contenere due navigli militari o mercantili, favellanti l'istesso idioma, e sotto differenti bandiere l'una all'altra nemica.
Egli inveisce quindi contro il concetto mostruoso della Dieta di Francoforte, che nel 1849 proclamava parti integrali della nazione tedesca, le città così eminentemente italiche del nostro littorale, oggi ancora soggette all'Austria.
- "Con pretesa sì fatta, assurda, prepotente, arbitraria, si pensarono per avventura i Tedeschi avere in perpetuo schiantato Trento, Trieste e l'Istria dal seno d'Italia madre-patria. Insani! Non hanno che ispiratoci più viva la brama di riavere quelle terre costantemente, sacrosantemente nostre."
- "È un'assurdità scellerata l'atto della Confederazione Germanica che pretendeva far sue le sacre membra d'Italia c'hanno nome Trento, Trieste, Aquileia, Gorizia ed Istria.
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