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      E tanto più volentieri prendo atto di questa sua sentenza, in quanto essa armonizza col sentimento unanime d'ogni buon figlio d'Italia. In quanto essa par quasi flagellare gli atti posteriori dell'insana politica estera.
      Alludo alla dissennata spedizion d'Africa, impostaci dall'Austria, consigliataci dall'Inghilterra!
      Che non fu essa mai, se non se giaculatoria alle costanti aspirazioni italiane sulle redimende Trento, Trieste, Dalmazia ed Istria? Se non se rinunzia perentoria, assoluta a tutte quelle provincie nostre?
      Lui beato che non assisteva a cotante brutture! E morte lo campò dal veder peggio!
      Che fine avranno tutti questi gravi attentati, fatti tutto giorno in dispregio della volontà nazionale?
      E che certezza, che guarentigia abbiam noi ch'essi non si vadano rinnovellando domani?
      Ma che pensare di noi, poveri degeneri nepoti di Machiavelli, lasciatici aggirare per conto dell'Austria, da quell'Inghilterra, per tradizioni storiche, per tendenze politiche eternamente legata con Vienna!
      Ma oggi - dopo quasi 10 anni d'intervallo - l'ombra di Garibaldi sorge dal suo sepolcro gigante a imporre la vera politica nazionale! Dopo quasi 10 anni d'intervallo, l'ombra del tribuno de' popoli prorompe dal suo sepolcro sdegnosa ad opporre il suo veto formidabile alle vergognose sozzure presènti! E noi intoneremo i suoi memorandi precetti, finchè i reggitori sviati non tornino in careggiata!
      Che se, prescindendo dalla question politica e da quella della Nazionalità, noi studiamo con Garibaldi codesta question gravissima de' confini dal punto di vista militare e strategico, noi veggiamo la nostra frontiera orientale dell'Alpi Giulie, quella nordica dell'Alpi Tridentine, vulnerabilissima e completamente aperta all'Austria


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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