la quale, per dirlo colle stesse sue vibrate parole: "come da Trieste, dall'Istria e da Cattaro spadroneggia sull'Adriatico nostro, così da Trento domina i contrafforti delle nostr'Alpi e tutta la vallata dell'Adige, - mentre da Riva tutto minaccia il Benaco italico."
Con più pacate parole Garibaldi rivendica Nizza sua e la Corsica, cui la Francia ne cederà di buon grado, in nome di quel sacro principio della Nazionalità, cui essa andrà debitrice della riva sinistra del Reno francese.
Ma è ben più fiero e vibrato nel rivendicare il riscatto di Malta; di che avendo già in altra parte toccato, non credo espediente tenere quì nuovamente proposito.
V°.
Reintegrazione della Polonia
Tra l'Oder, il Niemen ed i Carpazi
Austria delenda! Polonia reconstituenda!
Con questo grido fatidico che diresti sgorgargli non dal cervello o dal cuore, bensì dalle viscere palpitanti e addolorate per l'eterno strazio d'una sì generosa nazione, Giuseppe Garibaldi maledice accigliato l'Austria abborrita, e saluta fidente la rigenerazione di questo primogenito fra' popoli Slavi.
Ardito, egli passa a rivendicare li storici diritti di questa gente eletta, troppo a lungo calpestata e depressa - "di quest'armigera nazione ch'ebbe in retaggio mai sempre l'eroismo e la poesia"(34) - "che dopo aver servito di scudo all'Europa minacciata, vide convertiti a suo danno in mannaia i tre più grandi imperi d'essa" - "che da più che un secolo spera, geme e cospira" - "quella Polonia insomma "regina del dolore, che la diplomazia crede agonizzante per decrepitezza, ma che noi vedremo risorgere calda di gioventù e di vigore.
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