Campione strenuo, ardente de' suoi nazionali diritti, mentr'ei proclama alto e forte che "le nazioni non si crocifiggono, nè si mandano al patibolo" - ch'esse "son come gli alberi che volta a volta si sfrondano, ma resta intatto il tronco" - e che "come non tramonta la vita dell'anima, così non perisce la vita delle nazioni"; - constatato - "quanto sia orribile e insopportabil travaglio sopravvivere alla patria"; con malinconici accenti egli deplora l'iniqua condizion politica fatta a' poveri Polacchi:
- "La Polonia non è fors'ella confitta in croce con quelli stessi chiodi austro-prussiani che noi Italiani, noi Francesi esperimentammo ed esperimentiamo sì acerbi? Di quelli moscoviti non parlo, che non saranno per durare eterni."
- "I Polacchi sotto un giogo di ferro serbano un'anima invitta, talchè pendi incerto se più devi abborrire l'efferatezza de' loro tormentatori, o più ammirare la pertinacia virtuosa de' perseguitati."
- "A dissolvere la Polonia, i Tedeschi in antico spingevano innanzi quel grand'elemento dissolvente che fu l'ordine Teutonico(35), cuneo insidioso che introdottosi nel ceppo polacco, proditoriamente lo fesse. Oggi i Tedeschi sospingono lo sciame giudaico."
- "La storia è là per dimostrare a' Polacchi che i loro più feroci avversarî furono sempre i frati teutonici, nonchè i margravî di Brandeburgo, progenitori degli attuali imperatori tedeschi."
- "Il giorno in cui tra l'Oder e il Niemen, tra' Carpazi ed il Baltico verrà ricostituita una Polonia potente, unita, libera e rispettata - quale insomma è pur necessaria all'Europa - quando potrà dirsi, come a' tempi di Boleslao il grande: hic est Polonia; - quel giorno la Germania avrà finito di preponderare in Europa.
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