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      Mette quindi in mostra sotto qual altro punto di vista noi dobbiamo aver cara la gente Slava:
      Il carattere gaio, vivo, franco, brioso, ardente e leggiero fors'anco, ma generoso ed entusiasta della gente Slava, arieggia quello de' Francesi e in generale ha molta conformità con quello di tutte le razze romane. Dove che esso repugna all'indole fredda, austera, compassata della gente alemanna. Dunque su questo punto altresì noi possiamo, noi dobbiamo intenderci.
      Ricordato che Berlino siede su territorio affatto slavo; - che a Vienna nel medio-evo parlavasi lo schiavone; - che Lipsia era in quell'epoca appunto un gran villaggio slavo; - che i Tedeschi smembrando, sbrancando questo gran popolo ne hanno usurpato le più belle provincie, germanizzandole, ei prosiegue:
      - "Li Slavi, possedendo le scaturigini dell'Elba e dell'Oder, chi si maraviglierà s'essi vorranno un giorno, proseguendo il corso di codesti due fiumi, pervenire alle foci di essi e riavere quelle terre, già sacro patrimonio degli avi loro? Nè la gente Romana sarà mai per impedirne loro il riacquisto."
      - "Dei cinque fiumi che bagnano l'attuale impero di Germania, di tedesco veramente non ci ha che il Visurgo (Weser), sulle cui sponde Arminio propugnava la libertà del suolo natio contro Germanico e l'aquile imperiali romane."
      Quale l'assetto migliore da accordarsi alla Slavia risorgente ed emancipata?
      Quì consiste il punto. E quì si pare come Garibaldi, oltre che l'anima grande, grandi avesse del paro le idee.
      Egli non trova soluzione altra migliore se non che stringerla in due grandi federazioni politiche: a settentrione l'una, con Praga metropoli degli Slavo-Czechi: - l'altra a mezzodì, avente Costantinopoli capitale della federazione Slavo-Balcanica.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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