E con generosi, fraterni accenti prosieguono:
Ci è forza amare i fratelli nostri d'oltre Carpazî - i Romeni anzidetti di Transilvania, della Temesiana e della Marmazia - gli amiamo perchè là stà la culla di nostra inclita schiatta: là il rifugio del popolo nostro ne' dì più foschi delle incursioni barbariche: da que' monti transilvanici gli avî nostri calarono al piano, onde riavere gli antichi nostri possessi devastati da' barbari: - cioè la Valacchia e la Moldavia. - Coll'aiuto prestatoci di colà noi pur siam giunti ad essere quello ch'oggi noi siamo - cioè la Romania indipendente. - Ond'è che non pur affetto; non pur simpatia di razza; ma dovere, ma riconoscenza ne avvincono a que' nostri perseguitati fratelli.
Toccato dell'efferata amministrazione magiara - asiatica addirittura - gravitante sulla Transilvania e sull'altre provincie romene - che non consente ai Romeni d'aprire scuole nazionali, nemmeno col denaro loro proprio; - laddove i Romeni, gli infelici Romeni prestano al Regno Ungarico (senza parlare degli intollerandi balzelli in denaro), un tributo gravissimo di sangue di 85 mila uomini nell'esercito permanente, ed oltre a 200 mila pel territoriale;
Accennate l'altre iniquità che si vanno consumando in danno della giustizia, della istruzione, del culto ed universalmente in tutti i rami del publico reggimento;
Indicati in dettaglio altri arbitrî esecrandi in sommo grado;
Notate tutte l'enormezze di questa scellerata opera di denazionalizzazione;
La Gioventù Universitaria Romena denunzia all'Europa incivilita l'ultimo e per avventura il più insidioso e il più cinico degli attentati alla nazionalità di quei figli di Roma, loro e nostri fratelli.
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