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      Seguitiamo il corso de' suoi sagaci pensieri:
      - "Ha carissima la nostra alleanza la Prussia, e per più rispetti, tutti per lei di supremo interesse, ch'è quanto dire tutti fatali sgli interessi nostri. Primo e capitalissimo lo staccarci da Francia, tramutandoci da fratelli ed amici naturali di quella nazione, in suoi nemici e rivali accaniti. Altra e per lei non meno importante cagione lo avvicinarci all'Austria, affinchè non sovvertiamo noi quel barcollante impero, cui essa sola intende dare la spinta fatale, nel dì premeditato ed agognato e astutamente calcolato, quand'essa potrà costituirsene unica erede, senza tema di concorrenti importuni, quali risulterebbero di certo e l'Italia e la Russia."
      - "Insomma nella scacchiera prussiana e britannica l'Italia - di fronte alla Francia - rappresenta la parte di zimbello, or dall'una, or dall'altra aizzata contro la nostra sorella d'oltr'Alpi. E che pensare di que' ministri italiani che presumono e si pensano seguire una politica propria, mentre balordamente subiscono il riflesso di quella austro prusso-britannica? E noi nepoti di Machiavelli, saremo dunque nazione uccellabile sempre? E il popolo nostro nato perennemente a patire, a tollerare, a pagare?"
      Non ho agio, nè spazio a riferire distesamente tutti i suoi concetti su codesto proposito, ma basterà quel tanto che n'accenno a dare un'adeguata idea del tutto. Solo ristringerommi a rilevare che, un anno dopo la morte di Garibaldi, i Tedeschi rizzavano sovra una diramazionne del monte Taunus il gruppo colossale dell'Unità Germanica, detto la Difesa del Reno.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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