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      Con troppa pių ragione adunque di qualsivoglia popolo al mondo ci č duopo abborrirla d'odio intenso, immortale, inestinguibile(64)".
      E con parole sdegnose egli cosė prosiegue:
      - "L'Austria, pari al simbolico Minotauro, s'č pasciuta e si pasce di carne umana. Come sulla tela del ragno velenoso stanno confitti li insetti innocenti cui esso toglieva con il sangue la vita, cosė sulla variegata, variopinta tela austriaca stanno scritte a caratteri di sangue le sue gesta nefande sovra i popoli diversi, ch'essa compresse e dilaniō. Qua i massacri di Cracovia nel 1846: - quinci oltre le impiccagioni di Praga e di Arad e di Tarnow nel 1848-49: - pių gių le implacabili repressioni ungheresi; il bombardamento di Venezia, le carneficine di Milano, di Bologna, di Brescia, di Livorno, e via dicendo."
      - "V'č un'Austria bensė, ma non vi sono austriaci; chč non si ponno dir tali nč Romani, nč Slavi, nč Magiari, nč Tedeschi conglomerati e repugnanti, cui l'Austria non consente altra unitā, da quella in fuori del comune servaggio. E ognuno di questi popoli alimenta tendenze sue proprie, aspirazioni ben opposte, che fanno a cozzo cogli ideali, cogli interessi l'un dell'altro e coll'esistenza dell'Austria anzitutto."
      - "L'addiettivo austriaco suona vitupero, suona obbrobrio ad ogni orecchio temprato a libertā su tutti gli angoli della terra. In Italia un uomo solo ed osceno - il poeta Aretino - osava imporre il nome d'Austria ad una sua figliuola. In oggi nč manco le pių vili baldracche patirebbero portare un nome cosė nefasto all'universale.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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