Quanto si è della copia seconda del colonnello Basso, oh non mi soffre il core dir quali e quante essa abbia corse peripezie, dopo che l'infelice venne ricoverato al manicomio di Genova, e, lui morto, tutte le sue carte misteriosamente si dileguarono. Nè a me s'aspetta d'entrare per orain dettagli ulteriori circa questi due fatti misteriosi del paro: la disparizione dell'uom fidato al Generale: la disparizione d'ogni suo documento.
Restava la copia mia.
A questo punto, non senza la più viva emozione, non senza inestimabile angoscia, entro a parlare del più inverecondo attentato alla verità, alla giustizia, alla libertà del cittadino, alla riputazione dello scrittore, alla fama del milite garibaldino.
Ma non colpito - anzi ingrandito dalle immeritate accuse e dalle disoneste torture, - col cuore oppresso, ma con la front'alta scrivo quanto più posso calmo, equanime, sereno, conscio che il risentimento non deve in me aver più forza che il vero, e - pur accennando di passata con quanti obliqui raggiri cercossi conseguire un turpissimo fine - so che non è questo il loco nè il tempo ch'io debba entrare in sul giustificarmi.
Ristringerommi dunque a poche dichiarazioni nette e succinte, necessarie alla limpidezza della mia fama, riserbandomi - non sì tosto rimarginate le ferite del corpo e quelle dell'animo - a rivelar tutta quanta la trama scellerata in un'opera dal titolo: L'Odissea d'un patriota ed il suo assassinio giudiziario per conto dell'Austria.
Nè il titolo significantissimo può essere oggimai argomento di maraviglia ad anima viva nella penisola - quando si consideri a quali estremi d'iniquità si trascende nell'Italia ufficiale e bizantina, allorchè vuolsi infamare, annichilire e sopprimere un cittadino pericoloso, esoso all'Austria e per conseguenza alla fazion predominante.
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