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      Ma per chi ama la salute di questa patria diletta, per chi trema del suo avvenire compromesso, per chi anela insomma il suo progresso e i suoi trionfi, oh che amarezza infinita stringe l'anima nell'andarne in bando forzatamente da essa!
      Precipito, premendoni concludere.
      E senz'artificio di frasi, constaterņ turpi fatti senza erompere in querimonie, senza abbassarmi a giustificazioni giammai.
      E premetto che quanto potrņ dire sarą pur sempre troppo minore del vero.
      E rivelerņ come l'Austria omicida impose un'espiazione scellerata a' suoi accoliti: - com'essi s'affrettarono a placarne il livore mercč l'olocausto d'un giusto: - com'essa, valendosi del braccio di manigoldi nostrani, mi fč colpire a tergo con una pugnalata anonima, un'accusa misteriosa, un'assassinio di seconda mano.
      Come un gregge abbiettissimo di legulei amarsupiali(72), con arti feline atterrassero me - vittima designata da brighe feroci, da maneggi vituperosi, - mercč quell'armi di buona tempra foggiate nelle zecche austro-ungariche.
      Come questi togati satelliti dell'Austria mi colpissero a tradimento, con sentenza bruttamente assurda e venale, inappellabile a' loro tribunali, non gią al popolo d'Italia.
      Sicchč, senz'altri preamboli, mano ad incominciare.
      In sui primordī dell'anno 1882, abbandonata Parigi, fermai dimora in Genova, pigliando l'assunto di compilare un lavoro di lena su Cristoforo Colombo. Tutt'assorto in ricerche ed in investigazioni storico-letterarie negli archivī, nelle biblioteche e ne' patrī monumenti, ebbi la rara ventura di rintracciare la casa abitata in Genova dallo scopritore del Nuovo Mondo.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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