E là ben parrassi con quant'arcana premeditazione, e insieme con quant'ipocrita leggerezza e orribile venalità; con quant'ardita balordaggine insomma siensi fatti salti, anzi capitomboli a piè pari sovra li articoli del codice, pur di condannarmi in contumacia. Seppure i cieli consentiranno a' miei lettori tanto di vigore che valga a superare il ribrezzo e le vampe emananti da quella putrida fogna insanguinata.
Là vo' rivelare le perfide gesta di questi abbietti familiari dell'Austria, e con più larghezza ch'altri non abbia fatto sin qui, come colui c'ho più d'ogni altro cagion legittima di farlo.
E confido non mi si vorrà far carico se in allora mi si porgerà occasione di favellare di me e de' casi miei, più che nol comporta il mio desio d'oscurità e di pace; - se tutte esporrò le mie vicende, pur come fossero vicissitudini d'uno stato, tanto e sì strettamente le sono connesse al Testamento politico di Garibaldi, e, se non è presunzione, ad altre non poche fasi politiche contemporanee.
Come ch'io reputi quella serqua d'improbi legulei, siccome immeritevoli del mio disprezzo, così indegna del mio risentimento. So che debbo serbare la dignità e la fierezza dell'innocenza oppressa! Eppoi non si abborre il pugnale, bensì la mano insidiosa che ve l'immerge nel seno. Ora quella mano è austriaca, o quanto meno guidata, sospinta da austriaci interessi!
Ma torniamo donde ci partimmo.
La polizia - quest'immane centogambe senza testa - e con essa i curiali condannati a condannarmi, gareggiando di viltà, procedevano secondo questi criterî: "Piaghiamogli la fama: stracciamogli il core: apriamogli in petto piaga non sanabile mai.
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