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      La colpa seguirà la parte offensaIn grido, comme suoi.
     
      Come quel romano de' tempi di Mario e di Silla, che veggendo il suo nome compreso nella lista di proscrizione, esclamava fra' gemiti: il mio podere d'Alba mi perseguita; così sopraffatto ancor io dall'angherie soverchianti, coperto di ceppi, vilipeso, ma non disanimato, pensavo: il Testamento politico di Garibaldi da que' manigoldi convertito in pugnale, mi traffigge le carni.
      A questo punto mi corre debito rispondere a una dimanda naturalissima del mio lettore:
      O perchè a tagliar corto ad enormità così fatte, non davi in luce il tanto contrastato documento?
      Mi fo incontro di botto alla vostra obbiezion legittima.
      Ben è vero. Ma come potev'io, stando sempre in sull'ali, profugo del continuo e fuggiasco, seguitato e perseguitato, - privo di pace, di calma e non di rado d'asilo e di pane - avventurarmi a dar opera efficace ad un'impresa tant'alta, dispendiosa, pericolosa e difficile? Oltre che volevasi, non dirò rivestire d'alto e nobile stile, ma dare ordine e forma migliore a que' suoi sensi magnanimi, atteso che in essi l'elocuzione non armonizza costante nè coll'eccellenza de' concepimenti, nè colla perspicacia delle sentenze.
      Volevasi ancora discernimento a prescegliere talune sue opinioni, ed acume a coordinarle, e suprema sagacia a metterle in punto; doti tutte cui l'insufficienza mia repugnava ed oggi ancora repugna, conforme già il lettore ha di leggieri indovinato, e fino dalle prime pagine.
      Oltre di questo, non m'affidando in tutto al mio giudizio, l'intento mio era d'accennare con intima, recondita magia di stile, taluni argomenti delicatissimi sviscerati da lui, sorvolandoli anzi che dirli.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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