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      Cose tutte che ricercavano tempo assai, e preoccupazione costante e pensieri intensissimi, nonchè una somma d'ingegno, di criterio, di tatto superiori di gran lunga alle mie povere forze.
      In effetto poi l'impresa, non che pericolosa, era complicata pure assai, dovendo procedere di pari passo, colla stampa del Testamento politico di Garibaldi, eziandio la fondazione della Lega Filadelfica Romano-Slava, giusta l'espresso volere di lui. Ad incarnare i quali disegni tutti volevasi, non pure stabilità di dimora e serenità d'animo e sicurtà incrollabile, ma eziandio mezzi larghissimi.
      Mi trovavo finalmente in quella stretta dolorosa o del dissimulare il commessomi incarico, o coll'adempirlo scagliare un'accusa terribile contro chi, al paro di me, era depositario d'un tanto documento.
      E non avevo fors'io costantemente in sugli occhi il triste fato dell'infelice colonnello Basso?
      Deh non mi s'astringa a rivelazioni altre dolorose insieme e trucissime!...
      Giunto a malappena in Italia, fui subitamente sepolto in uno di quelli orridi santi-uffizi monarchici, che per suprema ironia s'intitolano case di correzione. E là per ben 5 anni ebbi a purgare il delitto non perdonabile mai dagli odierni sviscerati dell'Austria: l'ira dell'Austria.
      E là patii torture più che mortali, con forza sovrumana, e indomabile rassegnazione. Come che fra' tormenti sentissi l'arcano tripudio del sapermi immacolato ed oppresso a gran torto; come che ben mi fosse noto che l'essere straziato da quelle mani costituisce al postutto un titolo di gloria infinita.


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Testamento politico del generale Garibaldi e lettera memoranda agli italiani
di Enrico Croce
Alberto Savine Editore
1891 pagine 188

   





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