Ma l'innocenza è virtù che non rifiuta nè torture, nè affanni: e dov'essa non vada discevrata dal sacrosanto amor di patria, oh la sa pur produrre ben alti prodigî d'abnegazione e di sacrificio! Di che ho fatto prova, amarissima prova, e mi sento parato a ricominciare quando che sia, dove e come ne capiti il destro.
A che rimescolare tant'oltre codesto putridume austro-birresco?
Tutte accennerò nell'Odissea d'un patriota le torture onde fui bersaglio per opera d'un basso segugio poliziesco, d'un feroce pulcinella insanguinato, un Giovanni Gallotti, che ad oncia ad oncia bevve il mio sangue, tritolò le mie ossa. Volevasi indubitabilmente la mia morte, ma io m'ero agguerrito di tanta forza e costanza da sopportar quello e peggio, intanto che la mia complessione robustissima resisteva a tutti li attentati.
Ed era ragione d'altronde che in un carcere inflittomi per conto dell'Austria, io venissi straziato col durissimo regime austriaco.
Nè per quante sollecitudini ponesse in opera l'addolorato mio buon Genitore; per quante si facessero rimostranze dagli amici miei sull'orribilità della detenzione, sull'iniquità della condanna, quel funebre saltambanco togato di Brescia - che per tanti anni peggiorò la cose di Giustizia - mai volle consentire nè alla revision del mio processo, nè ad una qualsivoglia diminuzione della pena efferata(77).
Non però mi rattengo dall'osservare che, quanto più i nostri politicanti al minuto si prostituiscono all'eterno oppressore d'oltr'Alpi Giulie; quanto più la viltà e l'abbiettezza paiono elevate a canone di governo; tanto più i loro agenti esperimentiamo svergognati e feroci al paro degli austriaci.
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