Possono i Romani, possono gli Slavi subire, perfino in questa materia, la soggezione germanica, imposta da' geografi e cartografi tedeschi, che vollero teutonicamente denominate tante provincie e regioni non tedesche?
Dando un'occhiata alla Carta d'Europa, quale l'hanno linguisticamente foggiata gli Allemanni, direbbesi, a mo' d'esempio, che le provincie Baltiche e quelle Transilvaniche altro non sono, dal punto di vista politico-etnografico, se non se un'appendice della Germania. Noi troviamo difatti, a mo' d'esempio, il nome teutono di Kronstadt così alle porte di Pietroburgo, come agli estremi confini de' Carpazî. Ma noi, seguendo in ciò i precetti di Garibaldi, abbiamo ripristinato i veri e genuini nomi nazionali, spazzando via quelle superfetazioni esose e straniere(85).
Come patire inoltre che l'idioma dolcissimo di Romania venga geograficamente e tutto giorno snaturato e fatto irto di consonanti impure ch'esso non ebbe mai, all'effetto di dargli un'apparenza teutonica? Eppure la compiacente cartografia moderna, - compresavi l'italiana, come di ragione - va imbarbarendo con la veste tedesca di Giurgewo, Tirnowa i nomi latini di Giurgiu(86), Tirnova, ecc, ecc. (La w è ignota nell'alfabeto romeno). Così v'accadrà di leggere Kimplunk in luogo di Campu-lungu; Kiustendge in luogo di Costanza(87), Karlsburg invece che Alba Giulia, e via su questo andare. Che a ricordare tutti gli ibridismi geografici non basterebbe il dì.
E pensare come, anco in Italia, v'è chi pur le raccoglie siffatte brutture teutoniche, e n'è beato, e ne ingemma libri, diarî, carte geografiche!
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