(76) In Romania ed in Transilvania, ov'è noto e contro ogni merito pregiato il nome mio, le austro-giudaiche gazzette mi dipingevano quale un facinoroso volgare. Altrettale la davano a bere agli stolidi gli organi polizieschi in Italia. In Francia poi l'officiosa Agenzia Havas, istigata e stipendiata da chi solo avea potere e interesso di farlo, diffondeva a' quattro venti, mercè un comunicato alla stampa di Parigi e delle provincie, ch'io stavo a capo d'una mano di falsi monetarî; asserzione così stravagante, che li stessi diarî officiosi italiani n'ebbero stomaco e la smentirono.
Ma un tanto accanimento implacabile non è manifesta riprova a che si voleva riuscire, e come, e per conto di chi?
(77) "È un fatto costante che i più mostruosi processi politici e di stampa, dal 1876 in poi, si sono visti sotto di lui." Così scriveva da Catania, addì 9 novembre 1890, il dep. Colaianni, in occasione d'un processo di stampa contro Mario Rapisardi.
(78) Mai com'oggi si videro, per maledetta forza introdotte e con estrema balordaggine accettate, tante parole e vocaboli barbari, mostruosi e di bassa lega straniera. Sono, ben è vero, Accademie e cotali altri sodalizî letterarî che potrieno porre un argine all'immensa jattura; ma da quel ch'io ritraggo, le più d'esse fanno anzi profession di politica che di belle lettere o d'altro pertinente alla purgatezza e candidezza del nostro idioma: l'altre il male non veggono, o spensierate non curano.
E così, in riscontro colle delizie di quel sacrilegio politico ch'è la triplice alleanza, procede l'osceno strazio della lingua d'Italia ne' diarî; ne' libri, nel foro, nell'amministrazione; e financo nelle familiari conversazioni.
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