(79) Il tempo, ch'è galantuomo davvero, ha toltosi il carico di comprovare - di rimbalzo egli è vero, ma perentoriamente e nella più vittoriosa maniera - la veridicità delle mie affermazioni.
Le rivelazioni de' massacri di Massaua - non ancora cinque mesi decorsi dalla mia efferata cattività - sono sopraggiunte opportune a procacciare più fede a quant'io venni finora esponendo.
Quelle efferatezze d'altronde, altro non sono che un episodio sanguinoso di que' cupi, misteriosi drammi che vannosi tuttodì perpetrando in Italia. Se una mano di pochi scellerati tante potè consumare ecatombi di sangue umano, e impunemente fin quì, chi non vorrà credere alle enormezze macchinate a mio danno e contro un tanto documento temuto?
Veggasi dunque se troppo acre fu il mio risentimento; s'io ho scritto ab irato, o se non ho anzi posto cura nell'attenuar le tinte fosche - ahi troppo fosche - di questo quadro esecrando!
Intanto, ecco una question di fatto innegabile: che mentre in Africa sorgono dai loro avelli a cento a cento i cadaveri accusatori; - dalla Francia prorompe, accusatore del pari e per troppi rispetti non meno terribile - un documento molesto ch'essi credevano seppellito per sempre!
(80) Nel testo "LETTERRE" [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]
(81) Benedetto Cairoli, in quel torno Presidente del consiglio de' Ministri.
(82) Nella perorazione alle parole ch'ei premetteva a' suoi versi e che stimo espediente riprodurre:
Ma tu non lo leggerai questo mio libro, o fior gentile della gioventù napolitana e speranza d'Italia, o Giorgio Imbriani.
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