Or chi, dopo la misera sorte del piú saggio degli uomini, chi potrebbe ritentar di nuovo l'indocile razza degli ateniesi?(5). Al savio, in tanta corruzione di uomini e di cose, non rimane altro che avvolgersi nel suo mantello e tacere, e rivolger la sua mente, dagli errori e da' vizi de' mortali, alla contemplazione delle cose intellettuali e celesti. Non potendo piú esser cittadino della sua patria, è necessitá divenir cittadino dell'universo. Socrate volea richiamar la filosofia nella casa. Egli la considerava come un alimento; ma per l'uomo, che vive tra uomini corrotti ed in cittá disordinate, è anche una medicina.
Noi passiamo in una terra per te nuova. Vedrai altri uomini; ma da per tutto e sempre le stesse passioni, gli stessi vizi, gli stessi errori; da per tutto un picciol numero di savi, che predicano inutilmente al volgo la virtú e la veritá; da per tutto il gran numero che perseguita i savi, per seguir le proprie passioni, e che poi si pente per non aver ascoltati i loro precetti. Questa è la storia di tutto il genere umano. Queste terre, che vedrai, son tinte anch'esse del sangue de' savi e lorde dalle scelleratezze de' popoli. Quivi, del pari che in Grecia, un popolo ha distrutto l'altro, ed il promontorio Iapigio, che ieri sera lasciammo, è forse piú infame per i delitti de' suoi abitatori che per le tempeste del mare che lo circonda.
Che giova, dirai, osservar tutto questo? Giova, perché, ritornando nella propria casa, uno possa esser convinto che la legge della natura è una, inesorabile, immutabile; che né luogo, né tempo, né variar di opinioni o di costumi cangia l'ordine eterno, per cui la veritá e la virtú o sono seguite o vendicate.
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Grecia Iapigio Socrate
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