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      Altri invidieranno ad Archita il posto che tien tra i sapienti d'Italia; altri la sua fortunata popolaritá e le dignitá onde la sua patria lo ha tante volte rivestito; altri il suo valore e la sua fortuna militare. Sai tu ciò che io piú invidio a lui? La sua bella e buona famiglia. Un gran filosofo, un gran capitano, un gran magistrato, il quale, ritornando nella sua casa, non vi ritrova l'amicizia, l'ordine, la pace, rassomiglia un uomo, il quale sia in sogno possessor d'infiniti tesori, e poi si ritrovi poverissimo quando, destandosi, ritorna in se stesso.
      Gli stessi servi amano Archita. Quello, che è stato destinato al mio uso, mi diceva ieri che né egli né i suoi compagni lo avean mai veduto in collera. Un giorno gli domandò come mai potesse fare a conservar sempre tanta eguaglianza di animo. Ed Archita gli rispose: - Volendo sempre il giusto e non sperando mai dagli uomini piú di quello che posson fare. - La collera indica che l'uomo o è pazzo o lo è stato. Archita arrossirebbe di pronunziare la minima di quelle parole indecenti, che, nei primi e spesso irresistibili moti dell'ira, ci corron tanto facilmente sulle labbra; ed, a sfuggirle con piú sicurezza, ne' momenti di pericolo dá li suoi ordini in iscritto.
      Ciò mi fa ritornare in mente il tratto di Platone, il quale, sdegnato contro un suo servo, disse a Speusippo: - Trattalo tu per me come ti piace: io son troppo sdegnato(6). - Mentre i sofisti disputan tra loro, i veri filosofi si imitano.
      Son tre giorni che siamo qui; e, sebbene non vi sia Archita, pure siam sempre assediati da un gran numero di persone che vengono a far visita all'amico ed all'ospite di Archita.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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