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      Educate da schiave, ne contraggono tutta la bassezza de' sentimenti; né mai un nobile pensiero sorge nella mente loro, né mai un nobile affetto move il loro cuore. Quindi è che i nostri giovani le traggono dal gineceo paterno per rinchiuderle in un altro, ove le tengono sol come istrumenti necessari per dar alla patria de' figli che la legge riconosca: ed appena appare in Atene o Timandria o Teodora o Lastenia o Laide o altra tale, tutti corrono dietro le medesime, e queste esercitano quell'impero, che la natura parea che avesse destinato alle mogli. E come potrebbe avvenire diversamente, se le etère(13) hanno quelle virtú e quella intelligenza, che le mogli, per colpa di educazione trascurata, non hanno? L'impeto de' sensi o cessa o cangia ben presto di oggetto: i soli desidèri della ragione sono eterni.
      Quindi avvien ancora che presso di noi qualche savio ha detto che il vero amore trovar non si potea colle donne. Chiunque non trova nell'oggetto amato altro che la bellezza del corpo, ama le cose dell'amico e non l'amico istesso(14).
      Io non so qual sia stata la mente dei nostri legislatori nell'ordinar tali cose. È credibile che sieno avvenute senza che essi vi abbian pensato. Ma, se mai han creduto, con tali ordini, render gli animi de' cittadini liberi dagli affetti domestici, e perciò piú coraggiosi e piú forti, hanno per certo errato: perché quell'impero, che presso di noi non hanno le mogli, ottengono le etère; e tu ben sai quante volte il capriccio di una di queste ha dettate le leggi in Atene.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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