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      La prima volta che il vostro popolo ateniese si tinse di sangue umano, incominciò dal condannar taluno che era veramente scellerato, ma ha finito col condannar a morte Teramene e Socrate(52). Forse non è neanche improbabile che in tempi antichissimi e feroci, quando gli uomini, ancor barbari, non sapevano vivere di altro che di cacciagione, Pittagora, il quale volea trarli a quella vita civile, a cui non si perviene se non per mezzo dell'agricoltura, avrá detto loro: - Voi dunque non sapete viver senza sangue? Ed insultate per tal modo all'alma Cerere ed al padre Bacco, quasi i loro doni non fossero sufficienti a sostenere la vita? E non vi batte il core, vedendo palpitar le viscere di quel giovenco, che voi avete ucciso a tradimento, mentre passava sulla strada, e che poteva esser l'utile compagno delle vostre fatiche? - Queste parole avrá dette Pittagora o qualunque altro, e le avrá rivestite dei colori piú vivi e piú atti a muover le fantasie de' popoli. Quando si ha da fare col volgo, per colpir giusto, è necessitá mirar un poco piú alto. Il volgo, poi, della morale rammenta sempre il piú austero; perché, siccome la parte dominatrice della sua mente è la fantasia, cosí il primo di lui movente è il meraviglioso.
      Io posso dirti, e tu stesso lo hai osservato, che Archita e Clinia mangian carne. Troverai, al contrario, qualche pittagorista che se ne astiene. Epicaride crede che il divieto s'intenda solamente della carne degli animali viventi, e, per non romper il divieto, egli uccide prima i cani e poi se li mangia(53). Cosí il mirabile tocca ben presto l'assurdo ed il ridicolo.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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