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      Prima però di poter conoscere tutte queste cose, era necessario preparar la mente dell'uomo alla ricerca del vero, onde potesse riconoscerlo in tutte le occasioni, e, riconosciutolo, afferrarlo potentemente e non perderlo mai. Questa terza parte delle nostre cognizioni è comune a tutte le altre due, ed è quasi la scienza delle scienze; quella senza di cui non ve ne sarebbe nessun'altra, perché mancherebbe il solo mezzo che abbiamo per conoscere il vero. Noi l'abbiam chiamata "dialettica", perché il suo fine principale è quello d'istruir gli uomini nella disputa. E difatti, quando ricercasi il vero, l'uomo è in disputa o con gli altri o con se stesso.
      Senza dialettica non vi è veruna scienza; perché, se la scienza è la ricerca del vero, non potrá mai ricercarsi ciò che non si conosce. La tua mente ondeggerá in eterno dubbio, talora ignorando ciò che sai, talora credendo di saper ciò che ignori.
      - Credi tu, o Clinia - dimandai io, - che l'uomo possa mai ignorar ciò che sa? Che possa talora credere di sapere ciò che ignora, l'ho udito dir mille volte da Platone; ed egli chiama questa la piú funesta e la piú vergognosa di tutte le ignoranze(67).
      - Né meno funesta - rispose - né meno comune è l'altra, o Cleobolo. Sai tu quei tanti mezzo-sapienti i quali inondano la vostra Grecia: Gorgia, Protagora, Prodico?... Il maggior numero è di siciliani(68). Corrotti una volta, in Sicilia, gli ordini pubblici, le menti degli uomini, non potendo professare il giusto, non han potuto piú ricercare il vero, e si sono rivolte tutte a quella scienza che solo serve a lusingare il forte.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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