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      - E questo può esser falso.
      Per la via de' sensi noi riceviamo solo le apparenze, non mai la realtá. Tu vedi sulla mia veste il color bianco, ma questo colore non ci è: solo esiste nella veste mia una tal disposizione di parti, che, riflettendo la luce, produce in te la sensazione del bianco. Se io cangio sito, forse il bianco ti sembrerá piú pallido, quasi terreo, cenericcio, e che so io? Le apparenze son molte; ma la veritá non può esser che una, perché una è la mia veste. E quindi la prima via per avvicinarci alla veritá è quella dell'eliminazione.
      Difatti, eliminando tutte le apparenze, i nostri filosofi son giunti a toglier dal numero degli enti molte nostre sensazioni; e nella scuola di Elea, ove piú che altrove si è data opera alla dialettica, si è giunto a credere che il vero ente sia un solo, e che esso non abbia veruna delle qualitá che da noi gli si dánno. Tu vedi qui i libri di Zenofane, di Parmenide, di Zenone ed anche di Empedocle, i quali non hanno professata altra dottrina. Zenofane è oscuro, e quasi lo diresti "agreste"; Empedocle pare che balbutisca una dottrina nuova; colui, che meglio degli altri ha compreso ciò che diceva, è Parmenide(74).
      Taluni filosofi di Taranto, di Locri, di Reggio han sostenuto esservi due enti diversi, la mente e la materia; e finora la lite pende indecisa. Altri, piú grossolani ancora, han confusi gli enti con quelli che i fisici chiamano "elementi delle cose sensibili", ed han detto gli enti esser quattro, cinque, sei, dieci, mille, distinguendoli per quelle apparenze, le quali per noi è dimostrato non esser altro che nostre sensazioni.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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