]
- Voi greci - è Archita che parla - considerate Pittagora come un filosofo; e cosí egli diventa per voi un enigma. I pensieri si trovano in contraddizione colle parole, le parole colle azioni; ad ogni passo s'incontra in lui la piú sublime sapienza unita alla piú volgare credulitá; e l'autore di tante cose diverse e contrarie talora vi sembra ammirabile quanto un dio, talora il piú di spregevole degli uomini. Ma considerate in Pittagora l'ordinatore di cittá, il sapiente istitutor di costumi, il sublime riformator di religioni, e tutto allora diventerá ammirabile in lui.
Che cosa è mai un filosofo? Il volgo narra che Pittagora istesso l'abbia definito a Leonzio di Fliunte, quando ricusò il nome di "sapiente", che quel tiranno gli offeriva e che tanti altri, men degni al certo di lui, si usurpavano senza rossore. - Il solo Dio è sapiente - rispose Pittagora: - io non sono che un amator della sapienza, un filosofo. - E che cosa è mai un filosofo? - insisteva Leonzio. - Tu - riprese Pittagora - conoscerai, senza dubbio, i giuochi olimpici. Ebbene! essi sono l'immagine della nostra vita. Taluni vi corrono per desio di fama e per mostrarsi in spettacolo agli altri; taluni per aviditá di guadagno; moltissimi per raddolcire la noia di una vita, di cui non saprebbero fare altro uso; altri per rivedervi gli amici; insomma chi per un fine, chi per un altro: pochi per osservare in silenzio ciò che vi avviene di bene e di male. E questi ultimi sono i filosofi(80). -
Ma Pittagora non si rimase negli stretti limiti di una vita contemplativa, e, piena la mente delle idee dell'ordine e del bello eterno, volle comunicarle agli altri mortali, onde divenissero utili sorgenti di virtú.
| |
Archita Pittagora Pittagora Pittagora Leonzio Fliunte Dio Pittagora Leonzio Pittagora Pittagora
|