- Gli dči lo vogliono. Corriamo ove ci chiaman gli dči! - In men di un'ora la terra di Agrigento era giá purgata dal piú orribile mostro che abbia oppressa e disonorata l'umanitá(87).
- Tu parli da saggio, o Archita, - dissi allora io, - e per te Pittagora ci appare un saggio. Ma dimmi: č dunque fatale che la veritá non si possa insegnar se non per mezzo della menzogna? Tu hai detto che Pittagora avea pei saggi le virtú, e pel volgo le virtú ed i miracoli. Non potea la sola virtú bastare e pei saggi e pel volgo?
- No, Cleobolo. La virtú č saviezza: la saviezza ha bisogno di ragione, e la ragione ha bisogno di tempo. I pregiudizi, gli errori, i vizi, che nella fantasia de' popoli vanno e vengono come le onde del nostro Ionio, riempirebbero sempre di nuova arena quel bacino, che tu vuoi scavare a poco a poco per formarne un porto. Č necessitá piantare con mano potente una diga, che freni la violenza delle onde sempre mobili. Prima di avvezzare il popolo a ragionare, convien comandargli di credere; e, per convincerlo che il vero sia quello che tu gli dici, convien persuadergli, prima, che non possa esser vero quello che tu non dici. Non cerchiamo, amico, l'uomo che abbia detto piú veritá, ma quello che ha persuase veritá piú utili; e, se talora la necessitá ha mossi i grandi uomini ad illudere il popolo, cerchiamo solo se l'hanno utilmente illuso.
Tale era Pittagora. Mentre appunto era in Agrigento, gli fu rimproverata da taluni la sua soverchia religione; ed egli rispose non esser mai superstizione quella che conduce al bene degli uomini, perché questo bene non č un sogno.
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