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      Se il popolo allora si trovasse senza costumi e senza religione, si distruggerebbe per anarchia, prima di darvi il tempo necessario a riordinare le leggi. Quindi è che erran egualmente e coloro i quali credon poter tutto ottenere colle sole leggi civili, e coloro che credono poter colla religione e coi costumi supplire alle medesime. Questi renderanno le vite de' citadini e le loro sostanze dubbie, incerte; quelli renderanno vacillante lo stato della intera cittá. È necessitá che vi sieno egualmente costumi, religione e leggi: uno che manchi, la cittá, o presto o tardi, ruina.
      È necessario che un riformatore dia pochi precetti e molti consigli, ed i consigli sempre piú austeri de' precetti. È utile avere in una cittá un numero di uomini piú virtuosi degli altri, che servan di esempio e di censori ai costumi volgari, sempre inclinanti a corrompersi; che servano a dar uno sfogo a quell'ambizione, onde l'amor della virtú è accompagnato, al pari di ogni altro nostro affetto.
      E questi uomini piú virtuosi degli altri, li lascerete voi inutili, o ve ne servirete a qualche onesto fine? Voi affiderete loro utilmente la vostra dottrina; quella dottrina che, propalata intempestivamente, potrebbe esser cagione d'infiniti mali. Per tal modo voi conserverete nella dottrine l'unitá sempre necessaria nella sua origine, quando vi è piú bisogno d'imparare che di disputare; e conserverete nel popolo il rispetto che segue sempre la virtú. Per tal modo la dottrina si propagherá piú facilmente, perché alla sua propagazione concorreranno il rispetto del popolo e la concordia de' savi; e, riunendo la dottrina e la virtú, voi non solo avrete instruttori, ma anche magistrati che governeranno il popolo giá istruito.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772