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      .. Saprebbero, tu dirai, la metá di quello che questi sanno... Ma saprebbero ciò che non si può sapere se non da chi sa moltissimo, ciò che sapeva Socrate, cioè di saper pochissimo? Essi saprebbero poco e, per questa istessa ragione, presumerebbero di saper molto. Credimi, Cleobolo: un mezzo savio è un pazzo finito.
      Tutto l'errore vien dal creder la scienza talora piú, talora meno necessaria di quello che realmente è. Errano quei filosofi i quali voglion mettere il popolo a parte di tutti i segreti de' saggi; ed io ti predico che questro abuso produrrá nella vostra Grecia mali gravissimi al popoli ed agli stessi filosofi, i quali finiranno coll'esser discacciati. Ed allora vorrei domandare se colla loro imprudenza abbian prodotto piú bene o piú male. Ma errano egualmente i potenti, i quali vietano i buoni studi, ed impediscono cosí tutti quegli aiuti che le arti utili potrebbero ricevere dalla geometria, dalla meccanica, dall'astronomia, perché temono che gli studi di tali scienze, sempre ristretti tra pochi, non déstino nelle menti del volgo dubbi distruttori di quelle opinioni, che essi reputano fondamenti di ogni ordine pubblico e di ogni loro potere. Stolti! non sanno che il loro timore può solo rivelar quei rapporti tra le cose che il volgo da se stesso non scoprirebbe in eterno; ed ignorano che tra tutte le cagioni di disordini pubblici le piú potenti sono quella ignoranza che produce la miseria, e quella miseria che genera la disperazione!
      Ciò, che veramente è necessario in una cittá, è che ciascuno stia al suo luogo, cioè che sappia lavorare e che ami l'ordine.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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