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      Ad ottener l'uno e l'altro, sono necessari egualmente la scienza e la subordinazione. Pittagora voleva dal popolo il massimo rispetto per gli dèi e dai suoi discepoli il massimo rispetto per i maestri. - Credi tutto ciò che ti vien dagl'iddii: - sí diceva al primo. Ai secondi: - Egli lo ha detto. - La necessitá del rispetto scemava a misura che cresceva l'istruzione; e veniva finalmente per i discepoli il giorno in cui era loro permesso di veder "Pittagora a viso scoperto"(94). Queste parole indicano "vedere scoperta la veritá."
      Pittagora non amava che i suoi seguaci disputassero in faccia al popolo sulla loro dottrina. Il popolo, o presto o tardi, dice: - Questi, o imbecilli o impostori, voglion istruir noi, ed intanto non sono ancora d'accordo tra loro!
      - Non perdete la stima del popolo - diceva Pittagora, - se volete istruirlo. - Il popolo non ode coloro che disprezza. Di rado egli può conoscer le dottrine, ma giudica severissimamente i maestri, e li giudica da quelle cose che sembrano spesso frivole, ma che son quelle sole che il popolo vede. Che vale il dire che il popolo è ingiusto? Quando si tratta d'istruirlo, tutt'i diritti sono suoi; tutt'i doveri son nostri, e nostre tutte le colpe. Diodoro di Aspendio tentò d'introdurre tra noi quel modo di vestire, che Diogene ed Antistene hanno accreditato in Atene. - Renderemo - egli diceva - piú popolare la sapienza. - La renderete piú dispregevole - risposero i migliori tra i nostri(95).
      Tutte quelle dottrine destinate a produrre riforme popolari hanno bisogno di collegi, d'iniziazione, di segreto.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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