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      Questo ci concitò sul principio l'odio de' grandi. Vi ho giá parlato di Cilone, il quale inferocí contro di noi, sol perché i suoi vizi lo resero indegno di esser ascritto tra 'l numero de' nostri. Ma l'odio de' grandi non c'impedí di fare il bene al popolo. Da per tutto o si stabilivano nuovi ordini, o si miglioravano gli antichi; da per tutto arti, pace, abbondanza, e quella, senza di cui non vi è nulla, sicurezza civile. I grandi però, non potendo vincerci senza il popolo, si riunirono a lui; ed eccovi nuovo genere di persecuzioni. Noi volevamo la libertá e l'eguaglianza; ma quella non dovea esser licenza, questa non dovea divenir anarchia. Il popolo però è difficile sempre a temperarsi nelle sue idee, e gli scellerati sanno trarre profitto dai suoi errori. Voi li trovate sempre nemici delle vostre massime, quando le volete stabilire. Se, contradicendo, non posson vincere, si fingono fautori e le spingono tanto innanzi, che per abuso debbon crollare. Prima ci rimproveravano di dar troppo al popolo; poi ci accusarono, in faccia al popolo istesso, di avergli dato troppo poco, e promisero molto di piú. L'animo del popolo è piú instabile dell'onda dell'Adriatico. E quegli stessi, che prima eran stati perseguitati dall'abuso del potere, furono di nuovo oppressi dall'abuso della libertá; ed i mali, che il secondo produsse, furon per noi piú numerosi e piú funesti di quelli che avea prodotto il primo. -
     
     
     
      XVI
     
      TERZO RAGIONAMENTO DI ARCHITA
     
      [Nuova sollevazione contro i pitagorici - Significato della morte di Pitagora - Morte di Filolao - Venuta di Lisida in Grecia - Epaminonda - Scuola di Lisida - Suo sdegno contro Ipparco e altri rivelatori dei segreti dei pitagorici - Ritorno in Italia dei pitagorici esuli - Federazione italica - Eraclea sede dei concili generali - Nuove discordie tra le cittá italiche - Perfidi consigli di Lisandro agli spartani - Profferte di questi a Dionisio di Sicilia - Come gli spartani procurano di sostituir dovunque le oligarchie ai governi popolari, cosí gli ateniesi si proclamano sostenitori di questi - Tutto ciò fonte di lunghe e tristi guerre tra le cittá italiche - Dionisio di Sicilia ingannatore degli spartani, degli ateniesi e degli italiani - Suo odio contro i pitagorici - Ragioni - Sepolcri di dieci pitagoristi e di Timica, da lui fatti uccidere - Discordie intestine di Reggio - Equo contegno, in esse, di Anassilao - Sua lettera autoapologetica a Ierone - Altra sollevazione delle cittá italiche contro i pitagorici - Anassilao li accoglie e li protegge - Varie risposte da lui date a chi lo esortava a discacciarli.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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