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      Con mente e cuore diverso, Anassilao, nel tempo di un'altra sollevazione destata contro i pittagorici, ne fu il piú caldo e generoso difensore. Non so se Anassilao sia tanto noto in Grecia quanto Dionisio: egli però è tanto piú degno di esserlo quanto piú utile è pel genere umano multiplicare, eternare gli esempi delle virtú che quelli de' vizi.
      Reggio era, al pari di Siracusa, turbata da sedizioni intestine. I grandi non avean temperanza nell'uso del loro potere; la plebe non ne avea in quello della sua libertá. Accresceva il furor delle sètte la memoria dell'origine diversa che aveano avuta gli abitanti di quella cittá; e, mentre uno si ricordava di esser italiano e faceva suonar dinanzi a lui il gran titolo di figlio della stessa terra, altri rammentava di esser messenio, altri si vantava di esser calcidese, tutti obbliavano di esser reggini. Anassilao era il principale tra' messeni, discendente da quell'Alcidamida che primo regnò in Reggio(111); ma egli fu giusto, e, messe da parte le stolte pretensioni di ciascuno, si proclamò sostenitore de' sacri diritti di tutti. - La sua giustizia non è che ambizione - dicevano i suoi nemici. Ed egli rispondeva: - Tutti noi siamo egualmente ambiziosi, ma io solo so esserlo per mezzo della giustizia. - La posteritá forse rimprovererá ad Anassilao il smodato desio d'impero, per cui, ne' diciotto anni ne' quali tenne il regno, troppo frequentemente turbò la Sicilia e l'Italia. Ma le cose e gli uomini erano in istato tale, che desideravano un padrone.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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