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      Archita gli ha promesso, nel primo viaggio che fará in Lucania, di trattare coi nipoti di Ocello per ottenere gli scritti del loro zio.
      In generali i libri pittagorici sono rari e costano molto. Non è giá che essi non scrivano al pari di tutti gli altri filosofi; ma, siccome la loro societá non è composta di oziosi (quali, per lo maggior numero, sono quei nostri filosofi di Gracia, che non vivono per sapere ma sanno per vivere), e sono dall'altra parte obbligati con giuramento a serbare un certo segreto, cosí hanno piú ragione de' nostri a non pubblicare i loro scritti.
      Ma questa raritá di scritti loro accredita qui una certa classe d'impostori, i quali si presentano ad ogni viaggiatore, ad ogni curioso, e spacciansi per pittagorici consumati, e gli promettono d'istruirlo di ogni segreto, di fargli ottenere qualunque libro. Ora ti si presentano con un manoscritto, che dicono esser... di chi? se lo brami, ti diranno esser dello stesso Pittagora; ora ti offrono le opere di uno, ora di un altro. Che sono poi tutte queste loro merci? Piccoli vocabolari, piccoli dialoghi, piccoli compendi, ne' quali, ti dicono, si trova "lo spirito", "la mente", "l'estratto", "il ritratto" di tutto ciò che si è pensato da quell'autore. Ora sono "sentenze", ora "similitudini", ora "versi d'oro". Quando tu avrai lette quelle loro cose, ti giurano che ne saprai piú dell'autore istesso.
      Raccolgono sotto gli stessi nomi alcuni tratti sparsi; spesso raccolgono le sole frasi, e scelgono sempre le piú "spiritose", cioè le piú strane.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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