Tra l'una e l'altra di queste generazioni vi corre il tempo di mille anni. Appena divisa dal corpo, che ha informato, l'anima è condotta al cospetto di un giudice, il quale cribra minutamente tutte le azioni della sua vita e la destina per mille anni a godere il premio delle sue virtú o a soffrire le pene de' suoi delitti. Diecimila anni dura questo periodo, dopo il quale o vanno le anime a riunirsi agli iddii immortali, o, se non hanno ancora riacquistata tutta la primitiva loro perfezione, ricominciano un periodo novello.
Ma, a quelle che informano il maggior numero degli uomini viventi, che da tante migliaia di secoli non hanno piú visto l'eterna essenza del vero e del bello, torpide, infangate, abbrutite, chi dará le ali ed il coraggio onde rivolino all'antica loro sede? Il sommo architetto di tutte le cose ha data, perciò, ai savi l'arte: non quella, che, curando solamente l'utile, par nata serva della gola e del ventre, ma l'altra sua sorella primogenita; arte, che, imitando il bello, serve non al sostentamento ed alla medicina del corpo, ma alla conservazione ed alla perfezione della mente. Con quest'arte, i sapienti, quelle idee che essi conservano ancora di vero e di buono, le riducono a forme sensibili e quasi umane, onde possan servire agli animi infermi ed imbecilli della moltitudine come di scala a poter risalre al vero e buono eterno. E non altrimenti che noi, per far apprendere le arti meccaniche, sogliamo condurre i nostri giovinetti da qualche eccellente artefice; onde, prima d'impararne i precetti, si avvezzino a vederne l'esercizio e quasi compongano le loro membra in modo che la pratica de' precetti medesimi loro riesca piú facile e piú piana: cosí questi sapienti amatori ed imitatori del bello te lo mostrano giá esistente, onde tu possi piú facilmente imitarlo.
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