Pagina (137/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nel primo caso, tu sentiresti tante piramidi quante son le tue dita; nel secondo, non ti accorgeresti giammai della piramide intera. Ora in te non avviene né l'uno né l'altro. Io lo ripeto: il principio che in te pensa, la mente che costituisce il te, deve esser unica e non divisibile in parti: essa pensa e penserá sempre.
      - Ma senza sensi - ripresi io - non intendo il pensiero! Nulla vi è nel mio intelletto, che prima non sia passato per i sensi miei.
      - Tu confondi - rispose - ciò che è con ciò che può essere. Le nostre anime, rinchiuse in un carcere, son costrette a vedere a traverso di un picciolo foro, per cui solo vi è passaggio alla luce. Or tu dici: - Se non vi fosse questo foro, io non vedrei. - E, finché sei nel carcere, tu dici il vero: niuna immagine di niun oggetto può giugnere al tuo occhio, che prima non sia passata pel foro. Ma non confondere l'istrumento, di cui si serve la mente, colla mente istessa. Se tu vorrai sostenere che anche fuori del carcere il tuo occhio non possa vedere senza un foro, tu sosterrai un errore.
      Chi sa quale sia lo stato naturale delle nostre menti? Chi sa che questa, che noi chiamiamo "vita", non sia, in realtá, non uno stato di morte (essa non vi è nella natura), ma uno stato di sonno, di cui tutti gli esseri hanno bisogno? E, siccome vediamo avvenire nel sonno ordinario che tutte le nostre facoltá diventano meno attive, i sensi si assopiscono e la mente perde finanche la cognizione del "sé", perdendo la memoria di ciò che è stata; cosí potrebbe avvenire ancora che, entrando l'anima ad informare un corpo, perda la memoria di ciò che era, e non la riacquisti se non quando, ridestata, si rende di nuovo a se stessa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772