Pagina (138/772)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Cosí noi, dopo il sonno, ci ricordiamo di esser quegli stessi di prima. Volgete lo sguardo per l'universo. Una folla di esseri è soggetta a tali trasformazioni, e quell'istesso insetto, che tanti danni cagiona sul nascere della primavera alle nostre campagne di Messapia, non è giá un verme schifoso, quale per qualche tempo ci appare, ma diventa, deposta la sua spoglia, un'elegantissima farfalla. La mente eterna, che tante meraviglie profonde per insetti vilissimi, le avrebbe poi risparmiate nel capo di opera delle sue creazioni?
      Tu dicevi poco fa, o Cleobolo, non potersi mai sapere se quella parte di te che pensa sia diversa da quella materia sensibile che ti circonda. Ed ora dimando io a te se mai credi che possa esser simile. Nulla di tutto ciò che è divisibile può avere il pensiero; nulla di ciò che è esteso, nulla di ciò che è raro, che è denso, che è umido, che è secco. In tutto ciò, che tu senti esister sulla terra, non vi è nulla che possa aver la natura della mente(139).
      Tu dubiterai ancora e dirai di nuovo: - Queste non sono che nostre sensazioni. Tu stesso, o Clinia, mi hai detto non potersi dimostrarne mai l'esistenza; ma chi può dir se negli esseri che realmente esistono, oltre la virtú che produce in noi tali sensazioni, non siavi anche quella da cui dipende il pensiero? - Ed io ti rispondo che, se togli via queste sensazioni, ogni dubbio svanirá. Difatto che rimarrá allora di quella che tu chiami "materia"? un essere che tu non potrai mai dire esser tale o tale altro, perché ne ignori tutte le proprietá; e tu, sostenendo la mente non esser diversa dalla materia, non altro dirai se non che: - Io credo che la mente sia simile ad un essere che non conosco.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





Messapia Cleobolo Clinia