Leggi e costumi, ecco i due principali oggetti di tutta la scienza di governare le cittį. Le prime debbonsi dedurre dalla cognizione dell'ordine eterno di tutte le cose, che č per la sua natura sempre buono, sempre vero, sempre lo stesso; e coloro i quali le traggono dalla natura corrotta de' nostri popoli, invece dii evitare il delitto, lo sanciscono e, anziché ritrovatori di leggi, io li chiamerei corrompitori delle medesime. Se un ordine universale vi č, sarebbe stoltezza credere che siavi invano. E, se non vi č invano, č ragionevole pensare che quelle cose si stien bene, che a tale ordine si adattano; quelle altre male, che dal medesimo si discostano.
La legge č sempre una, perché la natura dell'intelligenza č immutabile. Mutabile č la natura della materia, di cui gli uomini sono in gran parte composti; e quindi č che i costumi inclinan sempre ad allontanarsi dalla legge. Č necessitį, dunque, conoscere del pari la natura sempre mobile di questo fango di cui siamo formati, onde sapere per quali cagioni i nostri costumi si allontanano dalle leggi, per quali modi, per quali arti possan riavvicinarsi alle medesime; il che forma l'oggetto di tutta la scienza dell'educazione: non di quella educazione che le bįlie soglion dare ai nostri fanciulli, ma di quell'altra che Licurgo e Minosse seppero dare una volta agli spartani ed ai cretesi. La ignoranza di una di queste due scienze ha moltiplicati sulla terra i funesti esempi di quei legislatori, i quali, volendo tentare riforme di popoli, hanno o cagionata o accelerata la loro ruina.
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Licurgo Minosse
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