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      La scienza delle pene e de' premi appartiene alla pubblica educazione(144).
      Ma ciò non è ancor tutto. Noi abbiam giá date le leggi alla nostra cittá. Esse debbono esser universali, perché comuni; debbono essere eterne, perché dipendono da un ordine eterno. Non ha leggi quella cittá, nella quale per ogni accidente si voglia fare una legge; non ne avrá mai quella, in cui la legge si voglia occupare non di ciò che sempre, ma di ciò che due o tre volte suole avvenire.
      Le leggi, stabilite una volta, hanno necessitá di uomini i quali veglino alla loro esecuzione, hanno bisogno di una mente la quale le metta in attivitá. I nostri maggiori narrano che nell'origine di tutte le cose gli uomini erano sotto l'immediato governo di Dio; e questa è quella etá di virtú e di felicitá, che i poeti chiamano "etá di Saturno". Ma, non potendo la materia resistere a quell'intrinseco moto che la portava a disordinarsi, gli uomini corrotti deviarono dalle antiche leggi, ed il mondo sarebbe perito, se Dio non avesse tratto dallo stesso disordine, che si era introdotto nel medesimo, i rimedi ai mali che ne nascevano. Ed allora fu che venne la ferrea etá di Giove, quando Iddio ottimo massimo affidò il governo di tutte le cose agl'iddii inferiori, conservatori e ministri delle eterne sue idee, ed a quelli uomini che noi onoriamo col nome di "magistrati" e che sono, come diceva Omero, i "pastori de' popoli", direttori e nudritori del gregge umano. Né tra i benefíci che Iddio ha concesso agli uomini, è il minore quello dell'autoritá civile data a questi pastori e direttori, senza i quali il genere umano ben presto, per vicendevole guerra, si distruggerebbe.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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