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      Deh! perché non sei tu qui tra noi? Tu, che hai tanto desiderio di conoscer la natura degli astri, ed hai detto mille volte che ti contenteresti di arderti al fuoco del sole, purché ne potessi conoscere la natura(148), perché non sei qui tra noi?
      Oh, quanto io piango il tempo che ho perduto in imparare tutti quei sogni, che noialtri greci chiamavamo saviezza e cognizione della natura(149)! Quanto piccola idea avevamo noi dell'universo e dell'intelligenza suprema che l'avea prodotto, e quanto grandi e sublimi sono le idee che ne hanno i discepoli di Pittagora!
      Per noi la terra, che abitiamo, era poco piú grande della nostra Grecia. Essa diventa, per i calcoli pittagorici, una sfera immensa, che è da per tutto abitata, e vi sono degli uomini i quali hanno i loro piedi opposti diametralmente ai nostri. Sogno, che farebbe ridere i giovani filosofi di Atene, i quali non potrebbero al certo immaginar uomini che avessero la testa all'ingiú; ma che non deve far ridere un filosofo, il quale, iniziato ne' misteri della geometria, comprende che tutti i punti della circonferenza di un cerchio e di una sfera sono eguali tra loro, e che non vi è differenza tra l'occuparne uno o l'occuparne un altro. Perciò il cerchio e la sfera sono le sole figure perfette, e sembrerebbe strano che la natura nelle sue grandi opere non abbia adottata quella, tra le figure, che noi meschini ragionatori nelle opere nostre adottiamo.
      La terra, che noi abitiamo, è una sfera. Sfere son tutti gli astri, che paion sospesi nelle vòlte del firmamento, e che la sola immensa distanza, in cui sono da noi, può far credere che sieno tanti punti e scorrano un'istessa orbita.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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