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      Egli vede nel suo simile, non l'amico da cui spera aiuto ne' suoi bisogni, ma il servo da cui pretende la soddisfazione de' suoi capricci; e gli ruba prima gli averi, indi le mani, finalmente la vita. La stessa patria diventa ai suoi occhi una preda. E come no? Quella patria, che agli occhi dell'uomo virtuoso è la piú cara di tutte le cose, perché esprime la riunione di tutti gli amici, non esprime ai suoi che la riunione di tutti i servi. Egli dice a se stesso: - Regniamo. - Ma dove troverebbe chi voglia servire, se non trovasse chi si volesse vendere? Una folla di uomini insensati vendono allora la patria al primo che si offre per comprarla, e cosí la piú comune e forse la piú scusabile tra le seduzioni, per le quali l'uomo suol deviare dalla linea del vero e del giusto, diventa la cagione dei piú atroci delitti.
      Voi avrete udito tutti - riprese Ponzio - parlar di Capua. Si dice che i capuani abbiano con noi origine comune. Io lo credo, poiché abbiamo ancora e numi comuni e linguaggio poco diverso(157). Ma gli etrusci, abitatori delle fertili pianure della Campania, in vicinanza del mare, padroni del corso del navigabile Volturno, hanno accumulato in breve tempo molte ricchezze. Capua è la Sibari di quella parte d'Italia che noi abitiamo, ed i suoi cittadini disprezzano tanto noialtri poveri abitatori delle montagne, che ci chiaman per ischerzo i "sudici sanniti"(158). Il cielo conservi le loro ricchezze; ma quello che io so è che piú volte Capua è stata presa da questi miserabili montanari, che essa disprezzava; ed anche oggi gli abitanti sono sanniti, i quali, corrotti ed ammolliti al pari di quei primi abitanti che essi hanno uccisi, aspettano che altri vadano a far con essi il medesimo(159). Non sarei io stato ottimo cittadino, se quei sanniti avessero voluto ritornar nelle proprie case a recarvi l'ozio e la voluttá capuana, ed io ne li avessi discacciati?


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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