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      Tali furono le prime riflessioni che il ragionamento di Ponzio fece nascere nell'animo mio; e nel primo momento fui quasi sul punto di condannare una filosofia, che mi pareva piú rozza degli stessi tronchi da' quali si dicevan nati i suoi autori. L'immagine di Socrate appariva alla mia mente adorna delle grazie sublimi di Senofonte, di Platone, di Aristippo... E quali nomi garantiscono la filosofia del sannita?
      Ma dall'altra parte Platone ha taciuto, Archita ha approvato il ragionar di Ponzio... Or vedi come sono le menti degli uomini! Io corro subito all'altro estremo... Socrate avesse egli mai il torto, ed avesse ragione Aristofane, che lo credeva pericoloso per la nostra cittá? E difatti non eran forse gli ateniesi abbastanza ciarlieri? era la disputa quella di cui noi avevamo bisogno? Io so che le intenzioni di Socrate erano pure; che egli volea far la guerra ai sofisti, piú pericolosi di lui; ma, volendo insegnar l'arte della disputa, ne ispirò l'amore, ed i suoi precetti divennero inutili, perché poi, quando si ama troppo disputare, è inevitabile molte volte disputar male. Gli dèi perdonino a Socrate; ma chi può preveder quante stravaganze nasceranno nella nostra cittá?
      La scuola de' pittagorici ha tenuta una condotta diversa, e pare che siesi avvicinata al metodo de' sanniti; perché né ha fomentato mai l'amore della disputa, né ha mai predicata una virtú separata dagli affari domestici; ma i suoi seguaci si sono rimescolati tra gli uomini, e quasi han detto: - Io son uomo, e tutto ciò che è umano può esser mio diritto o mio dovere.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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