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      Voi tutti intendete Omero; tutti parlate, tutti scrivete com'egli ha scritto. Dunque la vostra lingua non si è cangiata; dunque Omero è piú vicino a voi che all'origine della lingua. Diocle scrisse le leggi di Siracusa or son circa centocinquanta anni; e le leggi di Diocle non s'intendono piú ed hanno avuto bisogno d'interprete(179). Voi leggete Euripide ed Omero ed intendete colla stessa facilitá ambedue; e, se da qui a duemila anni s'ignorasse la patria e l'etá dell'uno e dell'altro, se non vi fosse qualche differenza nascente dalla varietá de' loro dialetti credi tu, che si potrebbe dire Omero esser stato piú antico di Euripide? I canti di Omero debbono dunque esser meno antichi delle leggi di Diocle. Non dirò tanto, tra perché nelle leggi richiedesi una chiarezza maggiore che in un poema; tra perché è possibile che tra noi il cangiamento della lingua sia stato un poco piú celere che tra voi. Ma siamo sempre all'etá di Pisistrato. -
      Io voleva dimandare... molte cose volea dimandare io. Ma egli, levandosi e riprendendo il cammino della cittá, mi disse; - Non mi domandar altro: ti ho giá detto di non saper nulla. Rispondimi prima a ciò che ho detto; dimostrami che qualcheduna delle proposizioni che ho asserite sia falsa, ed allora continueremo il ragionamento. Sarebbe stolido ricercar quante sieno le opinioni che si posson credere, e non saper mai qual sia quella che si debba credere. Sarebbe lo stesso che saper molte cose, e tutte male.
      - Ma pure desidererei sapere per quali ragioni tu sei mosso a credere che Omero sia stato italiano.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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