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      Dall'altro:
     
      COLUI SOLAMENTE DEVE TEMERE LA MORTE CHE MORENDO NON PUÒ SENZA ROSSORE RAMMENTAR COME VISSE.
     
      S'incominciò colle preghiere agl'iddii. Si brugiò dell'incenso sull'altare, che era nel mezzo della sala. Indi seguí una musica atta ad ispirare il raccoglimento e quella tristezza, che non avvilisce l'animo fino al pianto ed ai lamenti donneschi, ma solo lo allontana da quella intemperanza di riso, che rende tanto spesso inutili le lezioni della sapienza. Tutto ti ricordava un'idea grande, un'idea che non si dovrebbe obbliar mai; ma questa idea non avea in sé nulla né di terribile né di schifoso. Finalmente Archita monta sulla tribuna ed incomincia a recitar quell'orazione che io ti trascriverò intera.
     
      L'uomo, di cui io vi ragionerò, e che fu giá mio amico e vostro, è oggi nelle regioni dei beati, in compagnia di Pittagora, di Zenone, di Parmenide, di Ocello e di Socrate; in compagnia de' savi e de' giusti di tutti i luoghi e di tutte le etá; contemplando scoperto quel vero, di cui un debole raggio basta a guidarci e confortarci tra le tenebre e le miserie di questa vita. Egli ha incominciato veramente a vivere dal dí che ci fu tolto; e mi par di vederlo dal seno della sua felicitá rivolgersi a noi, suoi amici, e, quasi compassionando il nostro misero stato, invitarci, affrettarci ad una vita migliore. Che importerebbero a Filolao i nostri pianti e le nostre lodi? Tramandiamo a coloro che non hanno avuto il bene di conoscerlo gli esempi delle sue virtú; conserviamole vive ne' nostri petti; narriamole ai figli nostri.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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