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      Eccotene due esempi. Le leggi di Caronda concedevano la piena libertá del divorzio. Una giovinetta, maritata ad un uomo attempato, s'innamora di un giovine e risolve di abbandonare il primo marito. Costui si presenta al popolo ed implora giustizia contro l'ingratitudine di una donna, che egli avea amata, che avea tolta alla miseria e ricolma di benefíci, e che poi, senza ragione, per solo cieco impeto de' sensi, lo abbandonava in que' pochi ultimi giorni di vita che gli rimanevano, e ne' quali avea maggior necessitá, se non di un'amante, almeno di una compagna, di un'amica. Il popolo non toccò la legge, ma disse esser cosa indecente abbandonare un buon marito solo per seguirne un altro piú giovane.
      Le antiche leggi stabilivano per i delitti la pena del taglione. Avvenne che un tale cavò un occhio ad un uomo, il quale giá era privo dell'altro. La legge condannava l'offensore alla perdita di un occhio solo; ma l'offeso diceva che per lui l'occhio perduto valeva per due e che il reo sarebbe rimasto in condizione migliore della sua. Il popolo comprese che la pena del taglione era pena di un popolo barbaro.
      I cangiamenti fatti nelle leggi di Caronda sono pochi. Io vorrei che se ne facesse uno, non giá nelle leggi, ma nella opinione del popolo, che dichiara infami que' mariti, i quali, avendo giá figli dalla prima moglie, contraggono nuove nozze. Corre per le bocche di tutti un tratto di Caronda. "Quell'uomo, il quale dá ai propri figliuoli una madrigna, è indegno del consorzio de' suoi concittadini, come quegli che ha volontariamente attirato sulle proprie cose un malanno.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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