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      Se non farai altro che dar del "zoppo" a colui che è l'oggetto della tua censura, sarai villano e non scherzevole; desterai contro di lui disprezzo, odio, tutto, fuorché riso. Vuoi tu farmi ridere? Non ti basta nominare lo "zoppo": devi descrivermelo, quasi farmelo vedere. Or, se Aristofane non avesse potuto nominar Socrate, non mai la vostra commedia avrebbe avuto ad arrossire della morte del piú giusto tra i greci. Ben avrebbe Aristofane potuto mostrar sulle scene un uomo sospeso a mezz'aria in un canestro, insegnando ai figli a bastonare il padre ed ai debitori a truffare i loro creditori.
      Ma quale degli spettatori avrebbe potuto dire: - Questi è Socrate? - Ed ecco come la perfezione di ogni arte tende sempre alla perfezione della cittá, ed i mezzi per ottenere in quella il bello non sono diversi dai mezzi per ottenere in questa il buono.-
      Nessun altro io conosco, che intenda meglio di Alesside i segreti dell'arte sua.
      - La commedia che non piace - continuava egli - non istruisce; e quella commedia non piace, la quale ci dá un'istruzione di cui non abbiam bisogno, e dipinge idee ed affetti non nostri. Quella piace al maggior numero ed al maggior numero è utile, che, dipingendo idee ed affetti piú comuni, contien la materia di piú comune istruzione.
      Hai tu mai udita una sinfonia, in cui si riuniscono con armoniche proporzioni moltissime voci, tra le quali alcune sono acutissime, altre gravissime, altre finalmente medie, e quasi diresti legamenti tra le altre due? Or le prime e le seconde, sole, o non piacciono mai ed a nessuno, o piacciono a pochissimi e sol per poco.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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