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      L'occhio seguiva, da una parte fino al mare, dall'altra fino ai colli occidentali, le rovine delle ville, delle strade, degli acquidotti, di quei canali che l'arte e la ricchezza de' sibariti avea costruiti per trasportar dalla campagna alla cittá e dalla cittá al mare finanche il vino che raccoglievano nei loro poderi(237).
      Facemmo a lentissimo passo il giro di tutta quella pianura, arrestandoci specialmente sui nuovi edifici, che ben tre volte i sibariti avean tentato costruire per risorgere dalla prima sciagura. Vane cure! La vendetta degl'iddii avea steso il suo braccio potente sopra questo angolo della terra, e vi accatastava rovine sopra rovine. La maledizione, pronunziata una volta sopra i suoi abitanti, si estese da generazione in generazione, finché non furono tutti dispersi sulla faccia della terra, ed il nome di Sibari come polvere dissipato!
      - Questi fiumi - disse Platone - continuano a portare le loro onde al mare, e Sibari, che li dominava, non è piú. Qual paragone tra le opere della natura e le opere dell'uomo! Ma le prime non devian mai da quelle leggi che forman la loro essenza ed il principio della loro vita; le seconde par che non usino della vita se non per infrangerne le leggi.
      I sibariti aveano spinte alla perfezione tutte le loro arti. Una veste lavorata in Sibari, e che oggi adorna la statua di Giunone in Cartagine, fu comperata per centoventi talenti(238). Il lusso di tutte le altre cittá riceveva l'alimento e le leggi da Sibari. Da Sibari aspettavan le donne di tutte le altre regioni la norma per comporre i loro cappelli, per disporre i loro veli; ed in nessun'altra cittá a tali frivolezze si dava studio maggiore che in Sibari.


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Platone in Italia
di Vincenzo Cuoco
Laterza Bari
1928 pagine 772

   





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